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Approfondimento tema Festival 2020

Data di pubblicazione:

lunedì 25 maggio, 2020

Tempo di lettura:

7 min

Ultimo aggiornamento:

lunedì 25 maggio, 2020

Approfondimento
tema del Festival
2020

Prevenire è meglio che curare: questo vale tanto per la salute umana quanto per quella vegetale. Infatti, i parassiti e le malattie che possono colpire le piante sono difficili da debellare una volta che si sono insediati e i trattamenti possibili sono dispendiosi in termini di tempo e denaro e spesso sono dannosi per la salute dell’ambiente e dell’uomo.

La prevenzione è cruciale per impedire che le malattie e i parassiti delle piante abbiano un impatto devastante sull’agricoltura, sullo stile di vita e sulla qualità del cibo.

Lo sviluppo ed il miglioramento degli standard delle misure fitosanitarie è al centro dell’attività dell’International Plant Protection Convention (IPPC). L’adesione all’IPPC comporta un maggior controllo dei rischi legati ai parassiti, garantendo un commercio delle piante più sicuro ed efficiente, oltre all’accesso ai nuovi mercati globali tanto per le nazioni sviluppate quanto per quelle in via di sviluppo.

A causa del forte legame tra la salute delle piante e la tutela dell’ambiente, la FAO incoraggia modalità ecosostenibili di controllo dei parassiti, come ad esempio la lotta integrata. La riduzione al minimo dei prodotti di sintesi non protegge solamente la salute delle piante, ma anche quella degli impollinatori, quella dei nemici naturali dei parassiti, quella degli organismi benefici e delle persone e animali che dipendono dal benessere delle piante.

 Le piante fanno parte della nostra vita più di quanto ci accorgiamo: catturano la luce del Sole e la trasformano in nutrimento, che viene messo a disposizione di tutti gli esseri viventi. Per di più, producono ossigeno come scarto di questo processo (la famosa fotosintesi clorofilliana), abbassando allo stesso tempo il livello di CO2 dell’atmosfera.

Per dare una prospettiva della nostra assoluta dipendenza dalle piante, si stima che il 98% dell’ossigeno che respiriamo provenga dal metabolismo vegetale.

Inoltre, oltre l’80% del cibo consumato dall’uomo è di origine vegetale.

Purtroppo bisogna riconoscere che di rado abbiamo saputo ricambiare adeguatamente il servizio così prezioso (e gratuito!) resoci dal regno vegetale: anzi, i danni provocati dalle pratiche agricole intensive e dal disboscamento sono ormai molto noti, per questo il minimo che possiamo fare è proporre iniziative che possano promuovere un miglioramento in questo senso.

A tale proposito, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha individuato come tema per il 2020 la salute delle piante. Dall’inizio dell’anno sono state programmate attività per valorizzare questo tema così importante: infatti, verranno incentivati nel corso di quest’anno i progetti che si occupano di salute vegetale tanto in ambito scientifico, quanto in quello agricolo ed in quello politico. Ad esempio, sono attualmente in corso campagne di sensibilizzazione sulle malattie vegetali, sugli attacchi dei parassiti (sempre più difficili da controllare) e anche sulla salvaguardia del suolo.  

Quali sono gli aspetti principali da valorizzare nell’IYPH (International Year of Plant Health)?

  1. L’utilizzo di sementi sane e certificate.
  2. La gestione sostenibile del suolo, dell’acqua e dei nutrienti.
  3. La diversificazione e la rotazione del raccolto.
  4. La prevenzione delle malattie delle piante e la diffusione di parassiti grazie alla copertura che gli alberi offrono al suolo.

ALCUNE INIZIATIVE INTERESSANTI

  • In Gabon, in Congo ed in Camerun la FAO sostiene le scuole che stanno realizzando giardini riutilizzando gli imballaggi come vasi e impiegando trappole per contrastare i parassiti, piuttosto che con l’uso di pesticidi chimici.
  • In Italia, l’Università di Torino assieme ad Agroinnova ha contribuito a sostituire il bromuro di metile (un pesticida fumigante che è stato impiegato a lungo in agricoltura, contribuendo alla riduzione dello strato di ozono atmosferico) con sistemi antiparassitari alternativi. Utilizzando una combinazione di innesti, solarizzazione e semplici metodi di coltivazione in assenza di suolo, gli agricoltori sono riusciti dapprima a ridurre e successivamente ad eliminare l’impiego del bromuro di metile, riuscendo allo stesso tempo a gestire la diffusione dei parassiti evitando cali nella produzione. Questa innovazione è stata un esempio positivo di cooperazione tra ricercatori, iniziative private, agenzie internazionali ed agricoltori per ottenere dei benefici ambientali.
  • Su iniziativa di EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), sta girando per il mondo un peluche chiamato Beastie the Bug, mascotte dell’iniziativa di sensibilizzazione sulla diffusione dei parassiti alloctoni. Chiunque entri in possesso di Beastie dovrà scattare una foto e pubblicarla sul sito https://beastiebug.eppo.int/: al termine del 2020 le fotografie migliori verranno premiate in varie categorie dalla commissione di EPPO. Ad esempio, verrà premiata la foto con più “mi piace”, quella in compagnia di una celebrità o quella che testimonia la massima distanza raggiunta da Beastie.

COSA POSSIAMO FARE NOI?

Molti parassiti delle piante sono noti da secoli agli agricoltori, ma negli ultimi anni sono aumentati quelli estranei ai nostri alberi, che per questo non sono capaci di rispondere adeguatamente a queste invasioni. Perciò il trasporto di piante e semi sta venendo sempre più controllato e regolamentato, proprio per impedire la diffusione di parassiti alloctoni tra le nazioni.

Come acquirenti di piante, semi ed altri prodotti vivaistici, è nostro dovere assicurarci che le merci siano state controllate e certificate come prive di parassiti.

Inoltre, possiamo contribuire ad una maggiore consapevolezza di questo problema aderendo nel corso del 2020 ed in futuro alla campagna #PlantHealt.

BIODIVERSITÀ E SALUTE DELLE PIANTE

Le piante che vediamo nei nostri giardini e dai nostri fiorai, così come le specie che entrano nella nostra dieta alimentare, sono il risultato di una selezione artificiale che abbiamo messo in atto scegliendo, tra le caratteristiche biologiche delle diverse specie, quelle che più ci sembravano utili. Questa selezione, attuata in nome dell’addomesticazione di specie prima selvatiche, è stata spesso svolta a discapito della biodiversità e della conservazione di specie rare.

La biodiversità attuata nel corso della lunghissima storia dell’evoluzione, da cui abbiamo tratto tutte le specie vegetali di cui ci serviamo, si esplica quasi esclusivamente in ambienti naturali e in assenza di interventi umani. La possibilità che una specie possa evolvere in ambienti naturali, in tempi lunghi e con il solo intervento della selezione naturale, rientra pienamente nel quadro della salute delle piante.

Questa forma di salute è importante, inoltre, non solo per la sopravvivenza di una singola specie, ma anche per gli altri viventi con cui convive. Per questo è importante salvaguardare le specie che vivono in ambienti naturali così come contrastare ulteriori danni alle ormai ridotte aree naturali rimaste.

La riduzione del numero di specie, assieme all’aumento del rischio di estinzione per molte di loro, comporta la perdita di diversità genetica unica da cui non sarà più possibile attingere sostanze per la produzione di nuovi farmaci o altre molecole utili e per selezionare piante di interesse commerciale. Basti pensare che dei prodotti acquistati in farmacia un numero cospicuo contiene composti derivatidalle piante.

Questo sforzo di conservazione è reso possibile, oltre che dal lavoro di ricercatori e scienziati botanici, anche da quello di alcuni vivaisti che, soprattutto in questo difficile periodo, hanno continuato a portare avanti il proprio lavoro con as
soluta abnegazione.

Di questo è un valido esempio il vivaio di Giovanni La Spada, situato a Piana di Milazzo (Messina) in cui ci si occupa della riproduzione e della conservazione di alcune specie autoctone rare e a rischio d’estinzione del territorio siciliano e calabrese, grazie anche alla collaborazione con l’Orto Botanico “Pietro Castelli” dell’Università di Messina.

L’attività di conservazione è avviata da più di un decennio e ha contribuito, grazie alla conservazione ex situ, a tutelare in particolare alcune specie a fortissimo rischio di estinzione quali Salvia ceratophylloides, una varietà che cresce unicamente nei dintorni di Reggio Calabria e Limonium sibthorpianum, scelta come logo dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” di Messina perché considerata la specie più rara del territorio messinese. Tra le altre specie riprodotte al vivaio La Spada ci sono anche Echinops spinossimum, Woodwardia radicans, Jacobaea bicolor, Centaurea deusta e tante altre.


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Ultimo aggiornamento

25/05/2020